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Il giorno di Pasqua del 1967

Il giorno di Pasqua del 1967, il giovane Hubert come ogni anno accompagnò la sua fidanzata Greta a prendere la comunione nella chiesa del paese.

La chiesa era molto semplice, il paese molto calmo. Sia l’una che l’altro erano piccoli, quanto bastava a una popolazione stabile di poco più di 200 persone, almeno da un secolo.

La messa di Pasqua era una tradizione per Hubert e Greta, in quanto loro, nel resto dell’anno, non partecipavano a nessuna altra funzione, neanche a quella di Natale; così, una mattina all’anno, raccoglievano tutta la loro fede, la buona volontà e anche una certa quantità di civetteria, si vestivano con i loro abiti più appariscenti, e insieme varcavano il portone consumato della chiesa.

Dovevano essere visti da tutti, ottenere sguardi di approvazione che certificassero la loro religiosità e la loro virtù, e solo così, forse, un giorno i loro genitori, consultandosi con i vecchi del paese, avrebbero acconsentito alle nozze.

Oogni anno, le donne più anziane, che passavano più tempo nella chiesa che a casa loro, si chiedevano dubbiose se a Greta, per ottenere la salvezza eterna, fosse sufficiente farsi notare così raramente dal bel Gesù; e insinuavano che col suo vestito più bello lei tentasse di impressionare il Salvatore, e magari farsi perdonare qualche peccato di troppo.

Hubert seguiva Greta di un passo, quanto bastava per guardare le sue forme mentre saliva i gradini, mentre aggiustava il vestito scomposto, e cercando di far presto trovava due posti liberi e vicino all’altare.

Erano quasi i primi ad entrare, volevano essere i primi a vedere la resurrezione: a loro era necessaria più che a tutti gli altri.

Come ogni Pasqua, finita la messa, con quel senso di purezza ancora fresco, Hubert e Greta corsero via raggianti, lontano dal paese, dopo il ruscello, dietro le colline, e si coricarono sull’erba.

A sera, la scorta di purezza di un anno era già finita.