– E che vuoi farci? Non vedo un orso da due mesi, ma non posso certo andare nella foresta a chiamarlo.
– Chiamarlo no, ma puoi attirarlo in questa direzione, provare a farlo avvicinare; almeno provarci.
– No, no, ho troppa paura. Finché è un orso di passaggio, distratto, magari sperduto, lo posso avvicinare, lo posso perfino guardare negli occhi, ma non crederai che io, solo per fare una sorpresa a mio figlio, mi perda nella foresta, e mi faccia trovare sbranato il giorno del suo compleanno.
– Beh, in effetti sarebbe una sorpresa…
– Smettila! Fatti sbranare tu, allora, e poi mi porti l’orso attaccato al braccio!
– Stai tranquillo, invece ascolta: io conosco un albero isolato…
– Lo conosci? E’ un tuo amico…?
– Quasi, quasi… Io mi corico spesso tra la paglia ai suoi piedi. Un sonnellino, niente di più. E quasi sempre, quando mi risveglio, c’è un piccolo orso coricato non lontano da me…
– Certo, e magari fate colazione insieme!
– Uhm, non ti interessa; sai cosa? Vai a cercarti il tuo orso nella foresta, ma non contare su di me, io non ti accompagno.
– Scusa, cosa dicevi del tuo risveglio?