Categorie
Fotografica Racconti

Dietro lo specchio

“Dietro lo specchio grande del bagno, due; sul bordo della Jacuzzi, tre; sulla mensola blu lunga, due. Ah, già, e sul mobile basso, ancora due. Fanno otto… no, nove. Appunto. Avevo ragione io…”

Così la bella Matilde si convinceva di avere ragione. Contava i suoi flaconi di shampoo, e con tono vittorioso annunciava a se stessa che erano meno di dieci. Lei lo sapeva già, era inutile contarli, e poi gliel’aveva detto cento volte, a quell’uomo irriducibilmente razionale ed esagerato, e sporco, soprattutto sporco, del suo ex marito. Era un’accusa detta apposta per spiazzarlo.

E infatti lui, nei momenti più accesi dei litigi che non finivano mai, non sapendo più come ribattere, le gridava che lei era una maniaca della pulizia, del profumo, e persino della chimica, bastava contare le bottiglie di shampoo disseminate nel bagno, almeno dieci o quindici ! E chi poteva sapere se non ne aveva nascoste altre, in cucina, o in camera da letto!

Nove. Avrebbe dovuto contarle lui, prima di accusarmi per niente…

Solo che ormai lui era andato via. E lei non era mai riuscita a capire perché. Lei pensava, non certo per quello. Ma allora, per cosa?

E intanto, tornava a fare la conta dei suoi flaconi, come se volesse dare a loro la colpa della sua separazione. Ma poi, come per scusarsi con loro, ci ripensava. In fondo, diceva, perché non potrei averne dieci, o anche venti? Vorrà dire che dureranno di più.

Allora, come se un sospetto che non aveva calcolato stesse prendendo forma, cercava di ricordare quando li aveva comprati. Tanto tempo fa. Almeno tre o quattro anni. Alcuni, poi molto tempo prima. Poi controllava se l’uno o l’altro stessero finendo. E li ricontava, ancora una volta, aprendo e chiudendo i tappi rotondi o rettangolari, e ogni volta premendo bene, come su una spugna, per sentirne l’aroma.

Nella casa di Matilde non c’era un buon odore. Tutte quelle bottigliette, mescolando i profumi, creavano un’atmosfera calda, zuccherosa, malsana. Neanche le mosche entravano più, soffocate da vapori esotici e sentori di essenze quasi alcoliche, che si confondevano e separavano nelle varie stanze, a seconda delle leggeri correnti d’aria che raramente Matilde faceva passare.

Perché l’aveva lasciata? Seduta in bagno, vicino alla finestra sempre chiusa, Matilde contò ancora le sue bottiglie, come ogni giorno, per la quindicesima o ventesima volta. E non aveva ancora capito perché lui se ne fosse andato.

“L’avevo detto, io, neanche dieci.”